giovedì 17 marzo 2011

Berlusconi e gli Italiani di Josè Samarago (Il Quaderno; Ed. Bollati Boringhieri; Settembre 2008 pag. 26-27)


Per il grande anniversario che oggi festeggiamo ho pensato di rileggere quello che nel settembre 2008 scriveva su di noi il grande Josè Saramago, Premio Nobel per la letteratura nel 1998.

Nel caso specifico del popolo italiano .... è dimostrato come l'inclinazione sentimentale che prova per Berlusconi, tre volte manifestata, sia indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale. In effetti, nel paese della mafia e della camorra, che importanza potrà mai avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente? In un paese in cui la giustizia non ha mai goduto di buona reputazione, che cosa cambia se il primo ministro fa approvare leggi a misura dei suoi interessi, tutelandosi contro qualsiasi tentativo di punizione dei suoi eccessi ed abusi di autorità?

Eça de Queiroz diceva che, se facessimo circolare una bella risata intorno ad una istituzione, essa crollerebbe, ridotta in pezzi. Questo, un tempo. Che diremo del ... diktat di Berlusconi contro la proiezione del film W. di Oliver Stone? Fin lì sono arrivati i poteri del Cavaliere? Come è possibile che si sia commesso un tale arbitrio, sapendo per di più che, per quante risate ci potessimo fare intorno al Palazzo, questo non cadrebbe? Giusta è la nostra indigrazione, pur dovendo fare uno sforzo per capire la complessità del cuore umano. W. è un film che attacca Bush, e Berlusconi, uomo di cuore come può esserlo un capo mafia, è amico, collega, fautore dell'ancora (siamo nel 2008 n.d.r.) presidente degli Stati Uniti. Sono fatti l'uno per l'altro. Quel che non sarà ben fatto è che il popolo italiano accosti una quarta volta alle natiche di Berlusconi la sedia del potere. Non ci sarà allora, risata che ci salvi.

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